CINDY SHERMAN Glen Ridge, 1954
Cindy Sherman è un’artista, fotografa e regista statunitense conosciuta per i suoi autoritratti concettuali – self-portraits.
Produce serie di opere, fotografando se stessa in una molteplice varietà di costumi. Non manipola in alcun modo le sue foto che sono il ritratto di se stessa, in cui appare travestita recitando un ruolo particolare e sempre diverso. Cindy Sherman è sia attrice che creatrice della foto…
CINDY SHERMAN Glen Ridge, 1954
Cindy Sherman è un’artista, fotografa e regista statunitense conosciuta per i suoi autoritratti concettuali - self-portraits. Produce serie di opere, fotografando se stessa in una molteplice varietà di costumi. Non manipola in alcun modo le sue foto che sono il ritratto di se stessa, in cui appare travestita recitando un ruolo particolare e sempre diverso. È sia attrice che creatrice della foto. Comincia ad interessarsi alle arti visive già al college "State University of New York" di Buffalo, dove si dedica alla pittura, dipingendo in maniera realista foto di riviste e ritratti, passione che però abbandona presto per dedicarsi alla fotografia. Insieme a Robert Longo, Clough e altri artisti fonda la Galleria d’arte "Hallwalls" a Buffalo nel 1974. Durante il periodo della contestazione femminile in America, Sherman si appropria dello stereotipo maschilista della donna sensuale e lo reinterpreta in prima persona in chiave ironica. Nella serie "A Play of Selves" lavora sul cambiamento di identità e sull' analisi delle definizioni dell’apparenza. Compare sola nelle sue fotografie, giocando con i travestimenti. Nel 1975 con "Untitled A B C D" lavora sul proprio viso come fosse una tela, utilizzando trucco e accessori per assumere connotati diversi. Lavoro molto importante è "Untitled film stills", letteralmente fermo-immagine senza titolo realizzato tra il 1977 e il 1980, in cui la Sherman usa una serie di fotografie come fotogrammi di una pellicola cinematografica. Sono 69 fotografie in bianco e nero, di piccolo formato, nelle quali si presenta sia come "regista" che come attrice protagonista della serie, in riprese che evocano film stranieri, immagini di Hollywood, film di serie B, e film noir. Le "Untitled Film Stills" riproducono il fantastico mondo del cinema degli anni Cinquanta e Sessanta senza riferirsi a nessun film in particolare, ma all’immaginario cinematografico collettivo. Un'altra particolarità delle "Stills" è il tema della sessualità ambigua, sottolineata dalla comparazione di immagini in cui la "modella" è vestita con abiti prima maschili e poi femminili.Le opere vengono spesso create nel suo appartamento, a casa della famiglia di Robert Longo a nord di Long Island o nei dintorni di New York – "Untitled #54", usando oggetti e costumi propri o presi in prestito da amici.Lavora anche con attrici famose come Brigitte Bardot nella Still #13, Jeanne Moreau nella Still #16 e Sophia Loren nella Still #35. Nel dicembre 1995 il Museum of the Modern Art di New York, acquista tutte le 69 fotografie della serie "Unititled Film Stills" per una cifra stimata di un milione di dollari. Nello stesso anno riceve uno dei prestigiosi premi "MacArthur Fellowships", anche noto come "Genius Awards". Nel 1980 l’artista inizia un durevole sodalizio con la Metro Pictures Gallery di New York. Nuove serie di lavori si susseguiranno senza sosta, immagini sempre senza titolo ma ora a colori e via via sempre più grandi: "Rear Screen Projections" 1980, ancora ispirata al cinema, la contestata "Centerfolds or Horizontal" 1981, dove l’artista indaga i codici visivi della fotografia pornosoft con inquadrature orizzontali e riprese dall’alto e la "Pink Robes" 1982, dove al contrario l’utilizzo del formato verticale e altri accorgimenti comunicativi danno più forza. Faire Tales del 1985, commissionatale da «Vanity Fair», è un’incursione nel mondo delle fiabe e il punto di partenza di una nuova fase di ricerca personale che porta l’autrice ad allestire per i suoi scatti una realtà spesso grottesca e dai risvolti addirittura carnascialeschi, connotata a tratti da un surreale humor nero.Si susseguono tra gli anni Ottanta e Novanta diverse serie nelle quali l’autoritratto e il mascheramento lasciano man mano spazio ad assemblaggi di oggetti e materiali che evocano altro, spesso in forma macabra e ributtante come i cibi corrotti di "Disasters" 1986-’89 o i modelli anatomici di "Sex Pictures" del 1992 e di "Horror and Surrealist Pictures" del 1994.Un intermezzo del tutto particolare è costituito da "History Portraits" del 1989-’90, lavoro in cui torna a ritrarre se stessa travestita, per evocare pedissequamente i modelli della ritrattistica dei Maestri della Storia dell’Arte. La fotografa nel frattempo, viene celebrata in tutto il mondo come una delle più influenti personalità dell’arte. In questi anni collabora anche a più riprese con stilisti, come Marc Jacobs.Una destabilizzante risposta alle suggestioni tecnologiche dettate dall’avvento del digitale, sarà la serie dei "Clowns" pubblicata nel 2004 scattata in pellicola ma largamente manipolata con mezzi computerizzati. Definitivamente convertitasi a questa nuova tecnica con il più recente lavoro sul "ritratto ufficiale" del 2009, Cindy Sherman torna a parlare di stereotipi femminili e a impersonarli, volgendo la sua attenzione a quelle attempate signore dell’alta società, sprezzanti e sicure dei loro privilegi come della mascherata pacchiana dei loro abiti e del loro maquillage, in cui – a suo dire – si rispecchia per età ma senza riuscire a riconoscersi. Nel 2011 MAC, azienda leader nella produzione di cosmetici professionali, crea una collezione i cui poster pubblicitari ufficiali sono delle caratterizzazioni della Sherman. Attualmente collabora con le più importanti gallerie e musei di New York.