
GINO MAROTTA Campobasso, 1935 – Roma, 2012
Gino Marotta nasce a Campobasso nel 1935. A quindici anni si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con gli artisti che animano la scena romana, da De Chirico a Capogrossi a Turcato. Basa la sua lunga vita artistica sull’esplorazione di nuovi linguaggi e sulla sperimentazione costante di nuove tecniche e materiali innovativi, condividendo le sue ricerche con i tanti movimenti d’avanguardia che si sono susseguiti…



GINO MAROTTA Campobasso, 1935 - Roma, 2012
Gino Marotta nasce a Campobasso nel 1935. A quindici anni si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con gli artisti che animano la scena romana, da De Chirico a Capogrossi a Turcato. Basa la sua lunga vita artistica sull’esplorazione di nuovi linguaggi e sulla sperimentazione costante di nuove tecniche e materiali innovativi, condividendo le sue ricerche con i tanti movimenti d’avanguardia che si sono susseguiti. Negli anni Cinquanta sviluppa una serie di soggetti, stili e tecniche assai diversificati: encausti, collage polimaterici, amalgame di sabbia. La personale alla galleria Montenapoleone di Milano segna il suo debutto nel giugno del 1957. Prende il via, alla fine del decennio, una nuova ricerca. Nel 1959 presenta a Roma alla galleria Appunto e a Milano alla Galleria dell’Ariete 'Piombi, Allumini e Bandoni', lamiere di ferro asportate dalle baracche romane che Marotta assembla lasciando visibili in molti casi le stratificazioni delle immagini incollate nel corso degli anni. Nei primi anni Sessanta, nei laboratori delle industrie chimiche, delle fabbriche e delle fonderie, sperimenta nuovi materiali e realizza sculture servendosi dei procedimenti industriali per la produzione in serie. Nel 1960 fonda insieme a Pietro Cascella, Piero Dorazio, Fabio Mauri, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella e Giulio Turcato il Gruppo 'CRACK', un movimento trasversale che si propone di promuovere una nuova concezione della libertà d’espressione fuori dagli schematismi. Amico di poeti come Ungaretti e Cardarelli, realizza libri d’artista con Antonio Delfini, Giorgio Soavi e Emilio Villa. La vocazione all’uso di materiali inediti prosegue con le sculture in metacrilato, un materiale artificiale, altamente tecnologico, in totale antitesi con i soggetti tratti dal mondo naturale. Con questo ciclo di opere sviluppa una ricerca volta a cogliere la dicotomia fra naturale e artificiale. Le lastre in metacrilato, bidimensionali e trasparenti, sono poste in sezioni ortogonali che conferiscono tridimensionalità alle sculture e permettono il rapido attraversamento della luce. Il metacrilato per Marotta diventa un medium privilegiato. Egli lo descrive come “l’unico materiale che non degenera, perché altamente tecnologico”. La trasparenza, fino a quel momento appannaggio di materie nobili come il vetro, viene trasferita a questo nuovo materiale artificiale. È il metacrilato stesso a generare quasi per necessità l’introduzione della luce: “ho usato il colore luce invece del colore materia”, dice Gino Marotta. In quegli anni inserisce la luce al neon nelle opere che espone alla mostra 'Naturale-Artificiale' alla Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti a Milano. Dal 1967 al 1970 realizza opere-ambiente di grandi dimensioni come 'Bosco Naturale-Artificiale', 'Nuovo Paradiso', 'Eden Artificiale' in metacrilato e 'Misura Naturale Cava' in fiberglass. Nel 1968, a Roma, durante la rassegna Teatro delle Mostre alla Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis, espone 'Foresta di menta', opera-ambiente multisensoriale i cui elementi concorrono a stimolare contemporaneamente i cinque sensi. Nello stesso anno, nella manifestazione 'Arte Povera più Azioni Povere' organizzata da Germano Celant ad Amalfi, partecipa con 'Giardino all’italiana', un intervento a carattere urbano costituito da balle di fieno. L’opera, inserita nella sezione 'Azioni Povere', nel progetto originale avrebbe dovuto prendere fuoco, trasformandosi in una linea nera sull’asfalto. Il passaggio dalla tridimensionalità alla linea non avvenne per motivi di sicurezza. È del 1969 l’esposizione '4 artistes italiens plus que nature' al Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, Parigi, con Ceroli, Kounellis e Pascali. Si è anche dedicato al cinema e al teatro d’avanguardia. È di particolare interesse la sua collaborazione con Carmelo Bene. Nel 1972 realizza le scene e le sculture-costumi in metacrilato per il film 'Salomè' e la scenografia teatrale di 'Nostra Signora dei Turchi' e nel 1987 le scene e i costumi di 'Hommelette for Hamlet', che gli fanno meritare nel 1988 il premio UBU per la migliore scenografia. Negli anni Ottanta si rivolge anche a materiali più tradizionali quali il marmo, il bronzo e la pittura a olio, proseguendo la sua ricerca sul linguaggio e sullo studio dell’incidenza della luce anche nelle opere pittoriche. La luce artificiale, che ha caratterizzato il lavoro di Marotta degli anni ’60, ritorna nelle opere degli inizi del terzo millennio. Qui la luce è il LED, come nelle opere 'Ricognizione virtuale' della savana del 2009 e 'Cronotopo virtuale', opera-ambiente del 2011. Scrive l’artista: “I programmi digitali, il laser, i LED e i filtri colorati consentono di tracciare, secondo il principio delle fibre ottiche, le immagini forse allucinatorie nutrite di una temperatura luminosa mai pittoricistica, ma più significativamente ottico-spettrale (derivata cioè dalla scomposizione dello spettro luminoso) come sarebbe piaciuto a Balla per le 'Compenetrazioni iridescenti', se avesse avuto i mezzi di cui io posso disporre oggi. L’avventura artistica non è un mestiere né una professione, ma più verosimilmente un modo di essere, legato al destino del linguaggio che ci consente di dire fatti e storie ogni volta diverse”. Nella personale del 2009 al MACRO di Roma espone 'Eden artificiale', una selezione di sculture in metacrilato e 'Ricognizione virtuale della savana', un’installazione lunga dieci metri che utilizza laser e LED. “La grande opera Ricognizione virtuale della savana è una lama di luci e colori in una sala buia. Una grande lastra in cui l’artista compie una perlustrazione del proprio lavoro, ordinando su un piano insieme immaginario e fisico le ‘icone’ virtuali di una ricerca artistica che si fa ipertesto”, scrive Luca Massimo Barbero, il curatore della mostra, nel testo di presentazione. Nel 2011, alla 54. Biennale di Venezia, Padiglione Italia, espone il 'Cronotopo virtuale', un’opera-ambiente di luce colorata dove le immagini appaiono in tutta la loro virtualità e immaterialità. Qui, come dice Marotta: “La luce colorata, il colore ottico, in luogo del colore materico, assume una dimensione fisica”. Il 6 ottobre 2012 alla GNAM, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, si inaugura la mostra 'Gino Marotta Relazioni Pericolose' a cura di Laura Cherubini e Angelandreina Rorro. Il 16 novembre 2012 Gino Marotta muore a Roma. Il 9 febbraio 2013, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha luogo la giornata Per Gino Marotta, incontro di studio.