GIORGIO DE CHIRICO Volo, 1888 – Roma, 1978
Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico nasce a Volo, Grecia, il 10 luglio 1888, da genitori italiani. Fino al 1899 i de Chirico risiedono a Volo e lì Giorgio prende le prime lezioni di disegno. La famiglia successivamente si stabilisce ad Atene dove Giorgio frequenta il Politecnico dal 1903 al 1906. Nel settembre del 1906 la madre decide di lasciare la Grecia con i due figli…
GIORGIO DE CHIRICO Volo, 1888 - Roma, 1978
Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico nasce a Volo, Grecia, il 10 luglio 1888, da genitori italiani. Fino al 1899 i de Chirico risiedono a Volo e lì Giorgio prende le prime lezioni di disegno. La famiglia successivamente si stabilisce ad Atene dove Giorgio frequenta il Politecnico dal 1903 al 1906. Nel settembre del 1906 la madre decide di lasciare la Grecia con i due figli. Dopo brevi soste a Venezia e a Milano la famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera dove Giorgio frequenta l’Accademia di Belle Arti. De Chirico si dedica allo studio di Arnold Böcklin e Max Klinger, legge con grande interesse Nietzsche, Schopenhauer e Weininger. In questo periodo dipinge quadri di influenza böckliniana. Nel marzo del 1910 la famiglia si trasferisce a Firenze dove vivono una zia e uno zio (sorella e fratello del padre. Nasce il suo primo quadro metafisico: L’énigme d‘un après-midi d’automne ispirato da una visione avuta in Piazza Santa Croce. L’opera è preceduta da L’énigme de l’oracle e seguita, sempre nel 1910 a Firenze, da L’énigme de l’heure e dal famoso autoritratto Portrait de l’artiste par lui-même con la lapidaria epigrafe nietzschiana “Et quid amabo nisi quod aenigma est?” (“E cosa amerò se non ciò che è enigma?”). Il 14 luglio 1911 arriva a Parigi dove sviluppa il tema della Piazza d’Italia. Partecipa per la prima volta a una mostra, al Salon d’Automne del 1912. Nel marzo 1913 espone al Salon des Indépendants. È notato da Picasso e da Apollinaire. De Chirico presenta Savinio ad Apollinaire e, insieme, frequentano gli incontri delle «Les Soirées de Paris». Conosce Paul Guillaume, suo primo mercante. In quell’ambito, incontra Constantin Brancusi, Max Jacob e André Derain. Dipinge il famoso Portrait de Guillaume Apollinaire; il poeta gli dedicherà l’anno successivo il poema Océan de Terre. Inizia il ciclo iconografico dei ‘Manichini’.Nel maggio del 1915 de Chirico e Savinio rientrano in Italia per presentarsi alle autorità militari di Firenze e, in seguito, sono trasferiti a Ferrara. Comincia a dipingere i primi ‘Interni metafisici’. Nello stesso periodo realizza anche Il grande metafisico, Ettore e Andromaca, Il trovatore e Le muse inquietanti. Nel 1916 conosce Filippo de Pisis, appena ventenne. Nel 1917 trascorre qualche mese presso l’ospedale militare Villa del Seminario per malattie nervose, dove si trova anche Carlo Carrà. Entra in contatto con l’ambiente Dada di Tristan Tzara e della rivista «Dada 2». Continua a tenersi in contatto con l’ambiente parigino e a inviare le sue opere a Paul Guillaume che il 3 novembre 1918 tiene una mostra insolita presentando i quadri dell’artista, con un testo introduttivo di Savinio, sulla scena del Théâtre du Vieux-Colombier. Apollinaire muore il 9 novembre 1918. Nel primo numero di «Valori Plastici» pubblica il testo Zeusi l’esploratore in cui proclama: “Bisogna scoprire il demone in ogni cosa. […] Bisogna scoprire l’occhio in ogni cosa. […] Siamo esploratori pronti per altre partenze”, dedicando il saggio a Mario Broglio, il fondatore della rivista. Si trasferisce a Roma il 1 gennaio 1919. Un fitto carteggio riporta il progetto di matrimonio con la fidanzata Antonia Bolognesi, conosciuta a Ferrara nell’autunno del 1917. La loro relazione finisce nel dicembre 1919. A febbraio, ha luogo a Roma la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia. In quell’occasione pubblica lo scritto Noi metafisici su «Cronache d’attualità», nel quale scrive: “Schopenhauer e Nietzsche per primi insegnarono il profondo significato del non-senso della vita e come tale non-senso potesse venir tramutato in arte […]. I buoni artefici nuovi sono dei filosofi che hanno superato la filosofia”. In quel periodo de Chirico riscopre l’arte dei grandi artisti nei musei e inizia a fare copie dai maestri italiani del Rinascimento. A Firenze studia la tecnica della tempera e della pittura su tavola. Nel 1921 entra in rapporto epistolare con André Breton. Scrive su varie riviste su cui pubblica saggi su Raffaello, Böcklin, Klinger, Previati, Renoir, Gauguin e Morandi. Nel 1922 viene inaugurata un’importante personale alla Galerie Paul Guillaume di Parigi in cui sono esposte cinquantacinque opere. André Breton ne firma la presentazione. Nel 1923, in occasione della II Biennale romana, Paul e Gala Éluard si recano a Roma e acquistano diverse sue opere. Partecipa alla XIV Biennale di Venezia. Nel 1924, a Roma, conosce la ballerina russa e futura archeologa Raissa Gourevitch Krol che diventa sua moglie. Verso la fine dell’anno è a Parigi dove, al Théâtre des Champs Elysées, realizza scene e costumi per La Giara di Pirandello messa in scena dai Balletti Svedesi con musiche di Alfredo Casella. Collabora al primo numero de «La Révolution Surréaliste» pubblicando il suo scritto Rêve ed è immortalato da Man Ray nella celebre foto di gruppo. Si stabilisce nella capitale francese nel 1925.Inizia in questi anni la ricerca sulla Metafisica della luce e del mito mediterraneo, dando origine a temi come gli ‘Archeologi’, i ‘Cavalli in riva al mare’, i ‘Trofei’, i ‘Paesaggi nella stanza’, i ‘Mobili nella valle’ e i ‘Gladiatori’. In occasione di una sua personale alla Galerie Léonce Rosenberg i surrealisti criticano duramente le più recenti opere dell’artista. La frattura con i surrealisti è ormai totale e destinata ad aggravarsi negli anni successivi. Fa la conoscenza del mecenate Albert C. Barnes che diventa un suo grande collezionista e sostenitore. Prepara le scene e i costumi per il balletto Le Bal, prodotto dai Balletti Russi di Serge Diaghilev. Espone in Italia e all’estero a Parigi, Berlino, Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e New York. Il 3 febbraio 1930 sposa Raissa, quando la relazione è già compromessa. Nell’autunno conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far) che diventerà la sua seconda moglie e gli resterà vicina fino alla morte. Alla fine del 1931 la rottura con Raissa è definitiva. Espone alla XVIII Biennale di Venezia nella sala dedicata agli artisti italiani di Parigi. De Chirico e Isabella si trasferiscono per un anno a Firenze. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano per la quale esegue il monumentale affresco La cultura italiana. Continua l’attività per il teatro: esegue scene e costumi per I Puritani di Bellini, per il Maggio Musicale Fiorentino (1933), le scenografie per La figlia di Jorio di D’Annunzio, con regia di Pirandello al Teatro Argentina di Roma. Nell’agosto del 1936 parte per New York. De Chirico collabora alle riviste «Vogue» e «Harper’s Bazaar». Nel gennaio del 1938 rientra in Italia e si stabilisce a Milano, per poi trasferirsi a Parigi, disgustato dai decreti per “la difesa della razza”. A Firenze, durante gli anni della guerra, è ospitato dall’amico antiquario Luigi Bellini, insieme a Isabella, ebrea russa nata a Varsavia. Inizia la creazione di alcune sculture in terracotta: Gli Archeologi, Ettore e Andromaca, Ippolito e il suo cavallo e Pietà. Nel 1944 si stabilisce definitivamente a Roma. Nel 1945 pubblica i testi autobiografici: Memorie della mia vita e 1918-1925 – Ricordi di Roma. Nel corso del 1947 trasferisce lo studio e, l’anno successivo, anche l’abitazione, in Piazza di Spagna 31 dove risiederà per il resto della sua vita. Nel 1950, in polemica con la Biennale – che due anni prima aveva esposto un “formidabile falso” e aveva assegnato il premio per la Metafisica a Giorgio Morandi – de Chirico organizza nella sede della Società Canottieri Bucintoro di Venezia una “Antibiennale” in cui espone con i pittori “antimoderni. Illustra I Promessi Sposi nel 1965 e l’Iliade tradotta da Quasimodo nel 1968. Inizia un nuovo periodo di ricerca conosciuto come la Neometafisica, durante il quale dipinge opere sulla meditazione. Soggetti come il Manichino, il Trovatore, gli Archeologi, i Gladiatori, i Bagni misteriosi e il Sole sul cavalletto sono reinterpretati sotto una nuova luce, con colori accesi e atmosfere più serene rispetto a quelle severe e cupe della prima Metafisica, pervase da una strana sensazione d’inquietudine. È con grande poesia che imposta nuove combinazioni dei soggetti all’interno delle sue più famose innovazioni spaziali come la ‘Piazza d’Italia’ e gli ‘Interni Metafisici’, abitate nuovamente dai personaggi mitologici come Minerva e Mercurio. Nel novembre del 1974, viene insignito del titolo di Accademico di Francia. Il 20 novembre 1978 Giorgio de Chirico si spegne a Roma all’età di 90 anni e dal 1992 le sue spoglie riposano presso la chiesa di San Francesco a Ripa in Trastevere.