Irem Incedayi nasce a Roma in una famiglia di artisti, il padre Timur K. Incedayi è firmatario della corrente artistica “Il Metropolismo”. Irem, si laurea nel ’94 all’Accademia di Belle Arti di Roma. Le sue radici culturali spaziano da Oriente ad Occidente.
Nelle sue frequenti permanenze ad Istanbul, Irem ha subito il fascino di un mondo raffinato e misterioso fatto di palazzi e moschee che splendono e si dissolvono nel pulviscolo d’oro delle albe e dei tramonti del Bosforo.
Le tematiche fondamentali all’interno delle sue opere sono: il classicismo di Roma, l’opulenza dell’antica Costantinopoli, gli affreschi di Pompei, le rovine di Efeso ed i motivi decorativi islamici.
IREM INCEDAY Roma
Irem Incedayi nasce a Roma in una famiglia di artisti, il padre Timur K. Incedayi è firmatario della corrente artistica “Il Metropolismo”. Irem, si laurea nel ’94 all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Le sue radici culturali spaziano da Oriente ad Occidente.
Nelle sue frequenti permanenze ad Istanbul, Irem ha subito il fascino di un mondo raffinato e misterioso fatto di palazzi e moschee che splendono e si dissolvono nel pulviscolo d’oro delle albe e dei tramonti del Bosforo.
Le tematiche fondamentali all’interno delle sue opere sono: il classicismo di Roma, l’opulenza dell’antica Costantinopoli, gli affreschi di Pompei, le rovine di Efeso ed i motivi decorativi islamici.
Il tema della mitologia è molto frequente nelle sue opere, spesso è il filo conduttore della sua produzione artistica. La storia dell’Occidente è frutto soprattutto dell’intreccio fertilissimo dei miti greco-romani con quelli provenienti dall’Asia Minore e dalle altre culture che nei secoli si sono affacciate sul mar Mediterraneo.
Altra componente ricorrente è il motivo orientale, che può trasformarsi in calligrafismi arabeggianti, ornamenti e intrecci, che si auto riproducono senza continuità spazio-temporale e pervadono tutto un mondo congeniale al background di Irem Incedayi: l’Islam delle moschee, delle architetture, dei tessuti, delle ceramiche dove il fulcro è il riflesso di se stessa all’infinito.
La sua tecnica, messa a punto sin dai primi lavori, a metà degli anni ’90 ha un forte legame con l’archeologia e il culto del passato. Si ispira agli affreschi romani e orientali usando colori polverosi, realizzati con terre miste, sabbiose, foglie d’oro e d’argento, acrilico e olio che creano effetti di corrosione di un tempo passato.
Nel 2007 in Campidoglio a Roma riceve dal Sindaco il Premio per la pittura “... per aver creato in qualità di artista dei due mondi un ponte ideale tra cultura occidentale e cultura orientale..”
Già durante gli anni dell’Accademia, partecipa a diverse mostre collettive. Nel ’92 viene selezionata per esporre alla galleria Eralov con il Patrocinio del Comune di Roma, nel 1994 viene selezionata come giovane artista per partecipare alla mostra collettiva nella città di Odessa in Ucraina , curata da A. Passa, in seguito partecipa e consegue il primo Premio "pittura estemporanea", Veroli e poi, il primo Premio "pittura estemporanea" in via dei Fori Imperiali Associazione Civita, Roma.
Nel ’95 è tra gli artisti scelti per il dialogo tra arte e sport al Foro Italico di Roma, l’anno successivo è una degli artisti invitati a realizzare un’opera per la Biblioteca Comunale A. Manuzio di Latina.
Nel ’97 consegue il primo Premio Massenzio per l’Arte al Parco del Celio nell’edizione: "I nuovi aspetti del Sacro verso il duemila" in seguito il Kemer Arts Center di Istanbul inaugura la stagione espositiva con una sua personale.
Dal 2000 al 2007 espone e collabora con la galleria “degli artisti” di Roma.
Nel 2003 realizza la mostra personale ”Ombre di un ricordo” nella galleria “Residenza A” di Roma. L’anno seguente realizza la mostra personale “Renaissance” al RipArt di Roma, nel 2005 partecipa all’esposizione collettiva “Spazio Etoile” di Roma, realizza la copertina del libro "El Islam:Los musulmanes y el once de septiembre" di F.Alican, edito da Kognos, sempre lo stesso anno realizza un’altra personale alla Tad Gallery di Roma e partecipa a “colori nel buio” presso Alicelibri a Roma. Nel 2006 realizza "Incantesimo Amoroso", una mostra personale nella splendida cornice di Palazzo Delfini a Roma. Nel 2007 realizza la mostra personale "Arte Oggi" alla galleria "Cà d’Oro" di Roma catalogo Electa, in seguito viene selezionata per la mostra personale all’Arts Center Akmerkez a Istanbul e partecipa alla collettiva “Ieri, oggi e domani” alla galleria Cà d’Oro, catalogo Electa.
Nel 2008 realizza ad Istanbul la mostra personale dal titolo "Mith and Reminiscence" alla galleria "G-Art" di Istanbul, in seguito sei opere di Irem verranno selezionate in mostra permanente al "Bosphorous Four Seasons Hotel" di Istanbul, il 2008 si conclude con “Omaggio a de Chirico”, mostra collettiva itinerante che da Palazzo Torlonia a Roma si sposta l’anno seguente nelle città di New York, Los Angeles e Miami. La mostra dedicata al pittore metafisico, organizzata dalla galleria Cà d’Oro con catalogo edito da Electa e testo di introduzione di C. Strinati.
Nel 2009 realizza l’esposizione personale nella splendida cornice di Palazzo Torlonia, dal titolo “Frammenti e Oro”, sempre nello stesso anno, l’opera realizzata per “Omaggio a de Chirico” viene presentata nella sala della Protomoteca in Campidoglio alla presenza del Sindaco di Roma.
Nel 2010 partecipa ad una serie di mostre collettive itineranti negli Stati Uniti con sede alla Sculpture Foundation di Bergamot Arts Center Santa Monica, Los Angeles, Casa Italiana Zerilli Marimò New York, e al Bienes Center for the Arts at ST. Thomas Aquinas Miami, USA presentate con Catalogo edito da Electa.
In seguito realizza la mostra personale “Simboli e Miti” patrocinata e supportata dall’Ambasciata della Repubblica di Turchia a Roma.
Sempre nello stesso anno viene selezionata per "Artisti contemporanei tra Italia e Turchia" organizzato dal Ministero degli Affari Esteri al Yapi Kredi-Kazim Taskent- Arts Center a Istanbul a cura di M. Corgnati catalogo Skira.
Nel 2011 partecipa all’esposizione collettiva A.R.G.A.M. "Pennello scalpello e arte altra" al Museo Venanzo Crocetti, di Roma. Nel 2012 realizza la personale "Venere allo specchio" alla Galleria Cà d’Oro con il Patrocinio del Comune di Roma segue un'altra personale "Riflessi di Paradiso" nella prestigiosa cornice del Palazzo della Cancelleria a Roma patrocinata e supportata dall’Ambasciata della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede. Sempre nel 2012 partecipa alla collettiva "METROPOLISMO l’altra storia" nelle Scuderie di Palazzo Ruspoli a Roma presentata da Achille Bonito Oliva. Nel 2013 partecipa all’esposizione collettiva “..quale specie è meglio conservare?” a cura di M. Castelnuovo al Bioparco con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma.
In seguito viene selezionata per la realizzazione di Modissima feat Contemporary Turkey, nella sede di Unimanagement, mostra itinerante da Torino a Casale Monferrato.
Sempre nello stesso anno partecipa alla mostra “Omaggio a Giuseppe Verdi” all’Auditorium Conciliazione di Roma in occasione del bicentenario della nascita del compositore, in seguito realizza la personale "Armonia Cosmica" alla Galleria Bianchini di Roma.
Realizza l’etichetta d’autore per M’AMAART, l’Arte come industria creativa, in seguito l’opera “l’Angelo con colonna” viene selezionato per un esposizione permanente nella Chiesa di San Michele Arcangelo ad Arezzo.
L’anno si conclude con una presentazione privata "Frammenti di affresco" nella Studioteca Bennani di Roma. Nel 2014 realizza l’esposizione personale "Intreccio di forme e colori tra Oriente e Occidente" nella meravigliosa cornice barocca ed affrescata del Palazzo Lancellotti a Roma. Per i 100 anni di sport del CONI a Roma realizza due grandi opere all’insegna delle eccellenze dello sport al femminile con il patrocinio della Regione Lazio e del Comune di Roma, partecipa alla “IV edizione Internazionale dell’Arte per il Dialogo e la Pace tra i Popoli e le Religioni” a Roma. Nel 2015 partecipa a RomArt2015, Biennale Internazionale di Arte e Cultura a Roma, l’anno seguente, la sua opera “Il sacro e il Profano” viene selezionata in occasione della prima Mostra d’Arte Internazionale, nella cornice delle Scuderie Estensi, Città di Tivoli (RM) a partecipare alla successiva edizione della Biennale di Roma. Nel 2016 partecipa alla collettiva "#DistrettoArte" all’interno della ex caserma in stile postindustriale creando un’opera live, una tela di grandi dimensioni: m7x2,50 al Guido Reni District, Roma. Nel 2017 inaugura la nuova sede della galleria Cà d’Oro di via del Babbuino, con la mostra personale “Archetipi”. Nella primavera del 2017 la bi-personale insieme al padre Timur K.Incedayi , con la mostra dal titolo: “ Istanbul: riflessi da oriente” nella prestigiosa galleria EKAVART a Istanbul. In autunno espone per l’inaugurazione dell’Aleph Hotel alcuni dei suoi grandi arazzi con M’Amaart gallery. Partecipa alla Rome Art Week aprendo al pubblico il suo studio. In seguito fa parte della mostra collettiva di beneficenza “Art for Africa” al Micro Art di Roma. Nel 2018 espone con una personale alla G-Art gallery di Istanbul. Partecipa al progetto artistico di beneficenza “arte al servizio della solidarietà” organizzato per il F.B.F di Roma negli spazi dello Stadio di Domiziano a cura di M. Proietti. Partecipa a “Il Giocattolo” nel prestigioso Palazzo Rospigliosi di Zagarolo e consegue il premio Mazzoni.
Partecipa alla collettiva “Art will save us” negli spazi della Sala G. Borghesani a Palestrina. Partecipa alla collettiva I LOVE LEGO organizzata da Zetema all’interno del “Salone degli Incanti” di Trieste Nel 2019 espone alla galleria “I Preferiti” con una mostra personale dal titolo: “Oltre il contemporaneo” a cura di F. Zero. In seguito partecipa alla collettiva Ramart, organizzata dalla Ramart - platform di Istanbul nel Museo delle arti Turche e Islamiche a SultanAhmet, Istanbul. In autunno partecipa alla Artweek @akaretler con la Galeri Baraz di Istanbul nel novembre 2019 partecipa con M.amaArt al progetto M.AMASeeds presentato durante l’evento Excellence che ha avuto luogo nel Rome Convention Center - La Nuvola.
Hanno scritto di me:
FRAMMENTI D'AFFRESCO
I motivi decorativi ricorrenti sono un’intricata ed affascinante composizione geometrica che incorpora motivi vegetali, floreali composte da venature di colore che mutano il loro stesso colore, dopo essersi intersecate.
La loro ricchezza e variabilità scaturiscono dalle suddivisioni e dalle estensioni lineari della rete geometrica e dal continuo collegamento ed avvolgimento delle forme che provocano nuove sub-unità e nuove forme.
La multicolorità che è distintiva di queste decorazioni rende evidente che il modello decorativo non è subito apparente, non è afferabile alla prima occhiata: effettivamente, nessuna venatura trattiene il suo colore quando s’interseca con un’altra; essa, ‘emergendo’ dopo poco tempo di ‘immersione’ sotto la vena che incrocia cambia il suo colore, come se suggerisse un’interruzione di questo movimento successivo.
Spesso Il contrasto del colore pare essere indirizzato a dividere l’immagine nel dominio dell’evidente e manifesto, e nel dominio del velato, coperto e nascosto.
Le decorazioni ottenute attraverso la connessione di interruzioni di colore sono tipiche della cultura islamica.
Molto ricorrente è il movimento circolare, il movimento da un segno all’altro e viceversa è, come dire, il centro della vita e dell’essere.
L’‘intreccio’ dei segni è il punto di intersezione percepito come una sorta di centro generatore.
ARCHETIPI
I segni e le linee che fluiscono sulle tele di Irem, ci rimandano a quell’archetipo di segno che l’uomo ha utilizzato quale mezzo di comunicazione prima ancora del linguaggio. Irem esplora il segno come archetipo, forma primitiva di pensiero e di idee nate dall’inconscio, alla base delle espressioni mitico religiose dell’uomo. Il mistero della vita nello scorrere dei suoi cicli: “Samsara”, il labirinto, simbolo del viaggio alla ricerca del centro di se stesso: “Dedalo”, l’inspiegabile meraviglia dell’universo: “le stelle” o l’dentificazione di se stesso specchiato nell’abisso dell’illusione: “Narciso” o ancora la tempesta quale sconvolgimento degli elementi della natura e dell’anima e il cristallo che ne cattura frammenti e li ricompone: “Cristallo” Irem dispone le sue mutevoli linee alla ricerca di quelle espressioni, linee che si rincorrono, che si infrangono, a volte si rispecchiano nello scorrere della storia e delle culture che nel tempo si sono scontrate e sovrapposte.
La natura quale modello di bellezza e perfezione ha guidato da sempre la mano dell’uomo nel tracciare le sue linee, così nelle opere di Irem, i segni sinuosi ed eleganti, le linee che si fanno scrittura sono simboli della ricerca di quel modello, segni immersi nei colori cangianti e soffusi delle innumerevoli albe e tramonti che hanno guidato l’archetipo del segno fino a noi.
Isabella Genoese
regista
OLTRE IL CONTEMPORANEO
Irem Incedayi comunica con l’arte ciò che le parole non sempre riescono a dire. La sua è una immersione nella comunicazione globale che con il richiamo alle prime espressioni grafiche dell’uomo affida all’estetica delle immagini il suo messaggio di speranza e di amore. La dimestichezza del tratto le consente il passaggio attraverso il tempo per raggiungere l’animo appassionato del cultore più moderno svelandogli, senza riserve, il benefico destino che lo attende. Con il suo elegante gesto pittorico controlla il suo mezzo espressivo per trasformare il colore in pensiero e la forma in scrittura; consapevole che la pura creatività trascina con sé l’idea originale e vince in battaglia su ogni falsa apparenza. Irem riporta alla luce e sotto lo sguardo di ognuno l’opera ancestrale e l’opera classica, come anche quella moderna e futuribile dell’uomo. La sovrapposizione simultanea di tutti i simboli nell’arte è la soluzione che propone per tramandare la sintonia del mondo senza distogliere l’attenzione dall’irrequietezza della vita, ma intervenendo per sanare gli effetti negativi e nefasti nei quali la storia ha trascinato l’uomo. Sa collocarsi in una dimensione atemporale per meglio controllare la gestione del suo presente permeato da una generosa vena mistica. Raccoglie la fiducia negli elementi grafici di forme primitive, nei messaggi dei segni religiosi, nei fondi d’oro e d’argento di un antico oriente, nei materiali metallici dei tempi moderni e su tutti riversa le sue impazienti materie che coesistono l’una nell’altra come in una magica pozione. Universalizza i riferimenti locali e temporali facendoli diventare opere fuori dal tempo e dallo spazio e ogni cosa, infine, risulta semplice e percorribile quando nel distendersi sotto i pennelli, i suoi colori opachi e luminosi, solcati dal tempo, diventano gli artefici di un processo catartico. Il suo sguardo non si confonde nell’immagine del quotidiano ma rivela piuttosto l’artista intellettuale che ama e crede nella bellezza della sincronia. Favorire la connessione tra armonia interiore e opera esteriore è la segreta alchimia che produce emozioni e sentimenti; veri artefici della migliore vita di un uomo. Non racconta e non inventa storie, ma assapora e si lascia trasportare dalle intuizioni che governano il mondo; del resto “Non ci sono fatti ma solo interpretazioni” diceva Nietzsche.
Francesco Zero
RIFLESSI DA OVEST
Revisionaria contemporanea del lontano dai gusti etnico ipnotici; attenta alle piccole variazioni, simmetrica, passionale dell’arte labirintica. Presenta le sue recenti perquisizioni eseguite con tecniche che strappano esplorazioni nei colori mistando
terre naturali, stucco, gesso, acrilico, olio. Intraprende e interpreta seguendo una
rotta fatta di fitte trame, a volte inestricabili e spesso mutevoli. Quella della figurazione islamica, dei suoi disegni, affreschi a tappezzerie, calligrafie, miniature. Rapisce situazioni, luoghi, punti di osservazione da palazzi e da moschee.
Ad altalena tra l’esistente e un presente possibile schematico e sinuoso, un’arte come comunicazione e forza di viaggiare, un corto circuito a loop tra oriente e occidente.
Oggetto della sua poetica un reticolo di strade non finito che vanno da pechino al mar mediterraneo, la via della seta. Qualcosa di densificato e trasversale nello spazio tempo, che viene riemerso e fatto rifiorire dai suoi lavori.
Le tele, come dedaliche andirivieni, disorientanti, mandaliche concentriche,
esempi di connessioni tra forze, mappe, itinerari, è qualcosa che restituisce altri mondi, metacomunica é un’interprete tecnologica perché si esprime con un’arte aniconica,
apparentemente senza immagini, fatta di decorazioni, simboli, significati.
Le tele ferro bianco e ferro colore come stargate, apparenti linee di confine, grammatiche non leggibili, energie che traversano e versano.
Artistica intrigante, immaginaria, sospesa all’oggettività della sosta come transito, della congiunzione presente passato, che profuma delle eccentricità di grandi luoghi intensamente proiettati.
- Tullio Pacifici
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